
Mostra “L’altro Bulgari” al Refettorio delle Stelline
A distanza di due anni dalla rassegna fiorentina dedicata a Silvano Bulgari esce una nuova edizione ampliata del catalogo delle sue opere realizzato in occasione della presente esposizione voluta dalla Provincia di Milano.
Le quattro sculture che chiudono la prima sezione della mostra appartengono agli anni 2002-03 dell’attività dell’artista e sono l’espressione di una ricerca sempre più introspettiva e di inquietanti interrogativi. Nelle Maschere Nude, Silvano Bulgari prende atto, no senza lacerazioni, della profonda difficoltà dei rapporti interpersonali oggi e della frequente rinuncia dell’individuo a vivere un rapporto sentimentale, ribadendo così la solitudine della condizione umana.
Questo stesso disagio è in fondo parafrasato in Nerobianco, dove lo scultore ritrae sé stesso in una dimensione onirica senza spazio né tempo, intento a giocare un’improbabile partita a scacchi con due regine e senza il secondo giocatore. Il Nostro sottolinea con la nudità del suo ritrarsi la propria fragilità che diventa forse il leit-motiv di questo periodo del suo percorso artistico e che si materializza anche in alcuni espedienti tecnici come il frequente uso del vetro.
Ed ecco Titania che non è, come potrebbe sembrare , un omaggio alla Pop-art, ma fa parte del vissuto affettivo dell’artista. Un piccolo elfo, uno dei Penati, o…forse la regina delle fate che ha sempre ritardato e rinunciato a prendere spoglie umane.
Questo segreto è rimasto alla base di una sorta di rapporto privilegiato che nella vita dello scultore la gatta ha costituito fino alla di lei scomparsa.
L’indagine introspettiva prosegue con la Sete del Male che lungi da evocazioni blasfeme o irriverenti è unicamente una riconsiderazione della compresenza nell’individuo di tutti i tempi del bene e del male e della necessità di imparare a conviverci.
È nelle intenzioni di chi scrive insistere sull’aspetto scultoreo della seconda sezione dedicata ai gioielli scultura.
A tal fine sono stati inclusi pezzi che non figuravano nella esposizione presso la Fondazione Longhi a Firenze: quali esempi meglio degli anelli con le meteoriti, che commentano docilmente la forma della pietra incastonata, potrebbero sottolineare con più forza il pensiero del Bulgari abituato a concepire sempre le sue opere su più vasta scala – solo successivamente l’artista le trasforma in micro-sculture che, date le dimensioni, possono essere usate come gioielli.
Questi ultimi, quindi, acquistano una nuova dignità all’interno delle arti applicate: non sono più visti come oggetti esclusivamente ornativi, ma come campo aperto di sperimentazione.
Non è mia abitudine dar rilievo a ciò che ho fatto per le istituzioni di appartenenza, rivendicandone titoli di merito: personalmente la ritengo una caduta di stile. Sono convinta che siano le opere a parlare da sole e a rivelare la bontà o meno dell’idea che le ha concepite e la qualità o meno del progetto che le ha sostenute.
Maria Cristina Improta